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TED BUNDY -  FASCINO CRIMINALE

Pochi giorni fa è uscito al cinema l'attesissimo e discusso biopic riguardante Ted Bundy, per chi non lo sapesse, uno dei più spietati serial killer della storia americana.

Il regista Joe Berlinger sceglie di narrare i fatti dal punto di vista di Elizabeth Cloepfer, nel film chiamata Elizabeth Kendall, una delle compagne di Ted e, forse, l'unico vero amore della sua vita. Il film ci racconta il percorso di Elizabeth, fatto di sentimenti contrastanti, verso il raggiungimento della verità e della libertà emotiva dal rapporto con Ted.

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Negli USA la storia di Ted Bundy è nota a tutti; in Italia è conosciuta soprattutto dai grandi appassionati di cronaca nera internazionale. Chi, come me, si dedica alla visione del film senza sapere come siano andate le cose nella vita reale, fino ai minuti conclusivi, non sarà certo né della colpevolezza di Ted né della sua innocenza.

Infatti, per tutta la durata del film, lo spettatore vive le stesse emozioni contraddittorie di Elizabeth: ci sono tantissimi elementi che provano che sia stato Ted a compiere quei crimini, eppure il suo aspetto da bravo ragazzo e il suo carisma ci spingono a credere che possa essere innocente.

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Ma procediamo con ordine e parliamo della trama. Il film si apre con la scena dell'ultimo colloquio in carcere tra Ted ed Elizabeth, per altro mai avvenuto nella realtà (il loro rapporto, infatti, si interruppe definitivamente con una chiamata telefonica molto tempo prima della condanna a morte di Ted). Da lì veniamo immediatamente catapultati indietro nel tempo al primo incontro tra i due in un locale per studentesse. Già dai primi momenti insieme, vediamo che Elizabeth non si fida completamente di Ted. Tanto è vero che si preoccupa tantissimo, quando la mattina seguente si sveglia e non trova Ted accanto a lei nel letto né sua figlia nella culla. Ted, però, con il passare del tempo, comportandosi da compagno e padre ideale, riesce a conquistare l'amore della giovane ragazza.

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Nel frattempo, però, nel mondo esterno è iniziata la caccia all'uomo. Ted viene arrestato in quanto somiglia molto all'identikit di uno stupratore e perché possiede un'auto dello stesso tipo e dello stesso colore. Da questo momento in poi, la camera si concentra sul carisma di Ted e sulla sua capacità di manipolare gli altri. Sono in molti a credere nella sua innocenza, soprattutto ragazze stregate dal suo fascino irresistibile. L'affabile ragazzo si serve astutamente anche dei media per affermare la sua innocenza e per guadagnarsi l'approvazione del pubblico. Seguiamo così Ted nei vari processi e durante la varie evasioni.

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Elizabeth, invece, continua ad essere tormentata. Dentro di sé probabilmente conosce già la verità, eppure non riesce a staccarsi dall'affetto che prova per Ted: senza il suo amore si sente persa completamente. Solo più tardi capiremo che è il senso di colpa a divorarla perché è stata lei a fare il nome di Ted alla polizia, avendo notato la straordinaria somiglianza fra il suo compagno e l'identikit del ricercato serial killer.

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Il regista sceglie di tralasciare la complessa psicologia del serial killer. Ted, per tutto il film, nasconde la sua doppia personalità e si dimostra sempre pacato e gentile.

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Nel film è presente anche un'altra donna: Caroline. E' il ripiego, la seconda scelta, Ted punta su di lei quando Elizabeth comincia a non rispondere più al telefono. La considera uno strumento per portare dalla sua parte il pubblico attraverso i media e la sposa durante il processo credendo così di poter rimandare la sua condanna a morte, cosa che non succederà. Caroline è ancora più accecata dall'amore che prova per Ted di Elizabeth, è completamente certa dell'innocenza del suo Ted. E' l'ennesima prova di quanto il giovane sia abile nel manipolare le donne. A tutte racconta la stessa favola: una casa sul lago, una macchina nuova ed un cane.

I sociopatici sono incapaci di provare sentimenti e tendono a copiare e simulare quelli degli altri. Le promesse identiche che fa ad ogni donna che incontra, sono la prova della sua reale incapacità di amare.

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Il biopic si conclude con la confessione di Ted ad Elizabeth e la sua successiva esecuzione sulla sedia elettrica, avvenuta il 24 gennaio del 1989.

Una scelta molto interessante del regista è quella di utilizzare tecniche cinematografiche risalenti agli anni '70, periodo in cui i fatti sono accaduti realmente.

Oltre a questo, Belinguer ha studiato in modo meticoloso le carte processuali, le testimonianze audio e video, le interviste dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime. Tutto questo ha permesso di riproporre scene e dialoghi molto simili a quelle reali. Zac Efron indossa persino gli stessi abiti, assume gli stessi atteggiamenti e la stessa gestualità, persino nella pettinatura è identico al vero Ted Bundy. L'attore ha fatto veramente un lavoro incredibile su se stesso per calarsi a pieno nella parte. Certo che interpretare sullo schermo la doppia personalità di Bundy sarebbe stato ancora più difficile e non sapremo mai se ne sarebbe stato all'altezza.

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Lily Collins, che interpreta Elizabeth, nel corso del film subisce una crescita interiore sorprendente. Per buona parte del film è una donna debole e incredibilmente dipendente da Ted, arriva persino ad ubriacarsi per cercare di allontanare i continui sensi di colpa che la attanagliano. Alla fine del film, invece, è più sicura di sé, è coraggiosa e pronta ad esigere con tutte le sue forze di conoscere la verità; rompe con forza ogni legame che la unisce a Ted, tralasciando i bei ricordi con lui e riconoscendo finalmente la sua vera natura.

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Veniamo a Kaya Scodelario, sullo schermo Caroline. Ho odiato questo personaggio per tutto il film: una ragazza così succube e ingenua da non capire di essere solamente uno strumento per Ted. Ad ogni modo interpretazione riuscita.

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Nel film è presente anche Heley Joel Osment, l'attore che da bambino fu protagonista de "Il sesto senso" e di "Un sogno per domani". Qui interpreta il nuovo compagno di Elizabeth. E' interessante fare un paragone fra lui e Zack Efron: Joel è un brav'uomo nonostante il suo viso e le sue espressioni inquietanti; Zack ha l'aspetto del ragazzo ideale, è oggettivamente bello ed affascinante, ma in realtà è un serial killer. Il regista ha voluto sottolineare come il pericolo spesso si presenti a noi sotto mentite spoglie.

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La vera storia di Ted Bundy

Theodore Robert Bundy nacque nel 1946 a Burlington. Fu cresciuto dai nonni e, solo quando compì 20 anni, scoprì che quella che considerava sua sorella era invece sua madre. Fin dall'inizio questa situazione alimentò una certa confusione riguardo all'identità di Ted, dettata soprattutto dal bizzarro comportamento della madre. Nonostante ad un certo punto assunse il cognome del nuovo compagno della madre, per l'appunto Bundy, Ted non mostrò di essere particolarmente legato al patrigno. Continuò invece a considerare come figura paterna il nonno, descritto come un uomo dal temperamento violento e con un grande interesse per la pornografia. La sua adolescenza trascorse tranquillamente, tra la scuola e il suo impegno come membro dei Boy Scouts locali. Era un ragazzino timido, vestito sempre elegantemente e spesso preso di mira dai bulli della scuola e dagli altri compagni. In alcuni episodi i professori descrissero "inquietante ed estremamente violento" il suo comportamento.

Gli impulsi criminali di Bundy non tardarono comunque a manifestarsi più apertamente: fu accusato di spiare donne dalle finestre e di rubare vestiario nei negozi.

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Sono a lui attribuiti più di 30 delitti avvenuti tra il 1974 e il 1978.

Per attirare le sue vittime, per la maggior parte studentesse, brune e con la riga dei capelli in mezzo, era solito indossare una falsa ingessatura al braccio o alla gamba e chiedere aiuto loro per trasportare qualcosa di pesante.

La causa scatenante dei suoi omicidi è forse da attribuire all'ossessione che aveva per la giovane Stephanie Brooks, una ragazza con i capelli lunghi e mori portati con la riga in mezzo che proveniva da una benestante famiglia californiana. La loro relazione si interruppe e riprese più volte, fino a quando lui la lasciò improvvisamente, senza motivo.

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La sua prima vittima fu la diciottenne Joni Lentz. Joni divideva un appartamento a Seattle con diverse compagne e quella mattina, quando non scese per la colazione, nessuna di loro pensò che qualcosa non andasse. Solo con il passare delle ore, si insospettirono e decisero di controllare che stesse bene. Joni sembrava essere sveglia quando entrarono nella sua stanza ma, non appena si avvicinarono, si resero conto con orrore che giaceva in una pozza di sangue. Quando scostarono le coperte, vennero colte dal terrore e dal raccapriccio: una delle aste dell'intelaiatura del letto era stata spezzata e usata per picchiare Joni sul viso e sulla testa ed era stata poi conficcata profondamente nella sua vagina.
Nonostante la violenza, sembrava che Joni respirasse ancora, così le sue compagne chiamarono i soccorsi e la polizia locale.
Quando l'unità mobile arrivò, la ragazza era in coma. Era riuscita a sopravvivere all'aggressione ma aveva subito danni cerebrali e lesioni interne molto gravi. Non ricordava nulla dell'accaduto.
Bundy era riuscito a entrare e a scappare grazie a una finestra lasciata aperta.

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Il delitto più famoso avvenne presso L'Associazione studentesca femminile Chi Omega nel campus dell'università della Florida, dove Ted uccise due ragazze colpendole con un grosso ceppo di legno e ne ferì altre due.

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L'ultima vittima fu Kimberly Diane Leach, una bamina di appena 12 anni.

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Ted era solito rapire, uccidere, decapitare e seviziare le sue vittime. Si dice che spesso tornava sul ruolo del delitto per avere rapporti sessuali con i corpi in stato di decomposizione.

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Dopo vari processi ed evasioni del carcere, alle 7.06 del 24 gennaio 1989, Theodore Robert Bundy fu giustiziato con una scarica di oltre 2.000 Volt, che attraversò il suo corpo per dieci minuti. Fu proclamato morto alle 7.16 del mattino.
Con una procedura insolita, il suo corpo fu cremato e le ceneri sparse sulle Taylor Mountains dello stato di Washington, dove i resti di molte sue vittime erano stati scoperti.

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