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LA MIA SECONDA VOLTA

I film più belli sono quelli che fanno riflettere, che emozionano e lanciano un messaggio, che ci spingono a trovare le risposte ad alcune delle domande che da sempre ci portiamo dentro.

La mia seconda volta è la dimostrazione che il cinema italiano se vuole può fare delle gran belle cose: quando racconta una storia importante, un film ha la possibilità di cambiare, almeno in parte, la storia delle persone che lo vedono.

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La mia seconda volta, diretto da Alberto Gelpi e prodotto da Simone Riccioni, prende spunto dalla vera storia di Giorgia Benusiglio, che nel 1998 a 17 anni rischiò di morire per una pasticca di ecstasy. Ha lo scopo di colpire la sensibilità dei giovani e di informarli sulle conseguenze terrificanti che possono verificarsi anche in seguito all'assunzione di un'unica dose di droga. E' un ottimo film anche per i genitori, che devono acquisire la consapevolezza che a drogarsi non sono sempre e soltanto i figli degli altri.

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Ma veniamo alla trama. Giorgia è una ragazza di 18 anni, è creativa ed ha un talento quasi innato nel realizzare gioielli con materiale da riciclo; non vede l'ora di diplomarsi al liceo artistico per poi trasferirsi a Roma. Ludovica, invece, in quel piccolo paese dove studia ha trovato il suo rifugio; frequenta l'Accademia di Belle Arti ed è determinata a lasciarsi alle spalle un passato difficile.

Le loro vite si intrecciano un giorno per caso e, da quel momento, le scelte dell'una porteranno a delle conseguenze inevitabili per l'altra. Perché nessuno è un'isola, siamo come dei vasi comunicanti, degli individui uniti da un filo invisibile: le nostre decisioni, anche quelle che sembrano più banali, possono cambiare inesorabilmente anche il destino di altri.

Le due giovani ben presto saranno costrette ad assumersi la responsabilità delle loro scelte.

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La mia seconda volta ci permette di riflettere su tematiche davvero importanti.

La più importante è sicuramente la droga. Tutti sappiamo quanto sia pericolosa la dipendenza da sostanze stupefacenti, ma siamo davvero in pochi a sapere che anche una singola pasticca può essere letale.

Parallelamente il film ci mostra quanto sia importante diventare donatori di organi: anche quando non ci siamo più, abbiamo l'opportunità di continuare a fare del bene.

Ma già il titolo voleva comunicarci qualcosa. Il film vuole spronarci a vivere a pieno, a fare le scelte più giuste possibili per noi stessi e per gli altri perché la vita è una sola e non a tutti viene concesso di avere una seconda chance come è capitato a Giorgia. Dopo il trapianto del fegato, Giorgia sta sfruttando a pieno la sua seconda occasione. Infatti, si è sforzata per trasformare quell'evento così negativo in qualcosa di positivo: oggi gira nelle scuole di tutta Italia per raccontare la propria esperienza in modo da evitare che altri ragazzi vivano la sua stessa situazione.

Inoltre, il rapporto difficile tra Ludovica e sua madre vuole convincerci a tirare fuori i nostri sentimenti, a non tenerli nascosti e sepolti dentro il nostro cuore perché un giorno potrebbe essere troppo tardi per esprimerli.

Ed infine ci sono le perle di saggezza della professoressa del liceo artistico, che ci racconta di una tecnica usata in Oriente per aggiustare le cose rotte e renderle più preziose e belle di prima. In quella zona, infatti, quando qualcosa si rompe, si usa rimettere insieme tutti i cocci , incollandoli e facendoli combaciare perfettamente, e le fessure vengono riempite con della polvere dorata. Allo stesso modo ognuno di noi deve imparare a convivere con il proprio passato, anche se è doloroso: non dobbiamo nascondere le nostre cicatrici, perché sono proprio loro a renderci speciali ed unici.

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La struttura del film ed i dialoghi sono semplici, ma proprio per questo il messaggio arriva in modo diretto ed efficace, senza giri di parole ed inutili sfarzosità.

Ad impreziosire la trama è la realtà parallela in cui Giorgia e Ludovica si diranno addio per sempre. Le scene di questo mondo alternativo ci accompagnano dall'inizio fino alla fine. Se al principio destabilizzano lo spettatore mandandolo in confusione, man mano che si avvicina la conclusione, servono a rendere ancora più chiaro il significato. Ad ogni modo quell'ambiente estraniante prende spunto dal modellino della scenografia al quale le due ragazze hanno lavorato insieme. Bellissima è la scena in cui Giorgia

maneggia i i pezzi di uno specchio rotto, come se stesse rimettendo insieme i cocci della propria esistenza.

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Il cast è composto da attori giovanissimi, in particolare Aurora Ruffino, Mariachiara Di Mitri, Simone Riccione e Federico Russo. La credibilità e la naturalezza delle loro interpretazioni crescono insieme al film.

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Le riprese sono state effettuate tra Macerata, Recanati, Corridonia e Porto Sant'Elpidio. Per chi abita come me da queste parti, sono tanti i luoghi che si possono riconoscere durante la visione dei film. E' bello che qualcuno come Simone Riccioni si stia impegnando per valorizzare il nostro territorio attraverso il cinema e non solo, soprattutto a seguito del sisma del 2016 che ha sconvolto la vita di tanti marchigiani.

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Insomma, La mia seconda volta è un film sia per ragazzi che per adulti. Mi auguro che riesca nell'intento di aiutare qualcuno che si trova in difficoltà a fare scelte migliori per la propria vita.

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