top of page

JOKER

Dovete sapere che esistono diverse affascinati versioni sulla nascita di Joker.

La prima origine di Joker risale al 1951, nel numero 168 di Detective Comics, a firma di Bill Finger. In questo fumetto viene svelato che Joker in precedenza era un criminale di nome Red Hood, il cui abbigliamento consisteva in uno smoking, un mantello rosso e un elmo che gli copriva la faccia. In seguito ad un colpo andato male, fu costretto a tuffarsi in una vasca piena di sostanze chimiche che non lo uccisero, ma lo sfigurarono in modo permanente: capelli verdi, pelle bianca e labbra rossissime, distorte in un sorriso eterno.

Questa versione è stata poi rielaborata da Alan Moore in The Killing Joke. Qui viene raccontata la storia di un uomo normale che, a causa di una brutta giornata, impazzisce trasformandosi in un criminale. Il fumetto è una delle principali fonti di ispirazione del film di Todd Phillips.

Poi fu la volta di Batman di Tim Burton: in questo film Joker viene interpretato da Jack Nicholson ed è uno dei membri di una famiglia mafiosa. Il suo vero nome è Jack Napier ed è in seguito ad uno scontro fisico con Batman che avviene la sua trasformazione. Ma la particolarità di questa versione è che, per la prima volta, l'assassinio dei Wayne viene commesso proprio da colui che diventerà Joker, per questo motivo è come se Batman e Joker si fossero creati a vicenda.

Procedendo per ordine cronologico troviamo Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan. La prestazione di Heath Ledger nel capolavoro del del 2008 è ben nota, così com'è noto il fatto che il suo Joker non ha una vera e propria origine: il personaggio stesso, nel corso del film, si diverte più di una volta a raccontare la storia delle sue cicatrici, fornendo tuttavia versioni completamente contrastanti.

Nel più recente Suicide Squad di David Ayer, Joker non ha una vera e propria origine, ma da come trasforma Harleen Quinzel in Harley Quinn, con il noto tuffo nelle vasche della Ace Chimicals, possiamo dedurre che a lui sia accaduto qualcosa di simile.

Infine, nella serie televisiva Gotham, ambientata durante l'infanzia di Bruce Wayne, la storia di Joker è collegata a quella dei gemelli Jerome e Jeremiah Valeska.

​

joker-cinema2.jpg

Ma veniamo finalmente al capolavoro di Todd Phillips: non portate i bambini al cinema, dimenticatevi i classici Marvel Comics perché questo film riguarda soprattutto la sofferenza interiore di un malato mentale.

Il protagonista è Arthur, un ragazzo di origini modeste, costretto a fare il clown per mantenere se stesso e la madre. Oltre alla difficile condizione economica, Arthur è costretto a convivere con dei problemi neurologici. Infatti, il giovane è spesso colpito da improvvise crisi che sfociano in risate compulsive e incontrollabili, che accadono quasi sempre nei momenti meno opportuni.

Sullo sfondo troviamo una Gotham City asserragliata da continue manifestazioni. Difatti, è sempre più netto il divario fra ricchi e poveri: la società è divisa in ricchi sfondati e persone che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. In questo contesto, Thomas Wayne si candida come sindaco.

Ad ogni modo, Arthur si sottopone frequentemente a visite psicologiche, prende delle medicine e tiene un quaderno in cui annota i suoi pensieri e anche delle battute umoristiche. Infatti, il giovane ha da sempre un sogno: quello di diventare un comico di successo, come il suo idolo, il presentatore televisivo Murray Franklin. Fra i suoi appunti leggiamo frasi che ci fanno capire il suo malessere interiore: vive in una società in cui tutti si aspettano che si comporti come se non avesse problemi psicologici pur avendoceli.

Arthur viene spesso bullizzato e viene sempre giudicato male per i suoi improvvisi attacchi di risata incontrollabile, anche quando mostra alle persone i bigliettini che porta sempre con sè, nei quali c'è scritto della sua malattia.

Nonostante tutti questi problemi, Arthur cerca di condurre una vita il più normale possibile, fino a quando però vengono a mancare i suoi principali punti di riferimento, che cadranno uno dopo l'altro come le tessere del domino.

Innanzitutto il governo taglia i fondi ai servizi sociali: Arthur non riceve più sostegno psicologico e non ha più accesso alle medicine che ha sempre preso.

In più, viene licenziato per aver portato sul posto di lavoro un arma regalatagli da un collega e, quella stessa notte, mentre torna a casa in metropolitana ancora truccato da pagliaccio, Arthur viene preso di mira da un gruppo di giovani ricchi, ma estrae la pistola e li uccide.

L'identikit dell'assassino, unito al fatto che le vittime erano degli impiegati di Wayne e che proprio quest'ultimo definisca come "clown" chi gode della loro morte solo perché più povero di loro, fa sì che sempre più persone tra le classi sociali più disagiate si identifichino nel misterioso giustiziere e protestino mascherati da pagliacci contro Wayne.

Il senso di rivalsa, scaturito dall'omicidio, dà ad Arthur la fiducia necessaria per dichiararsi a Sophie, una vicina che si era comportata sempre in modo gentile con lui e con la quale inizia una relazione, e per fare il suo primo provino come cabarettista.

Riceve però il colpo di grazia dalla persona che ama di più, sua madre. Penny, passa la sua intera esistenza in casa davanti alla tv. E' ossessionata da sempre da Thomas Wayne, per il quale aveva lavorato da ragazza e al quale scrive frequentemente delle lettere. Un giorno, Arthur dedice di leggerne una e scopre di essere il figlio illegittimo di Thomas Wayne. Si reca così alla villa dei Wayne dove avviene nientepopodimeno il primo incontro tra colui che diventerà Joker e colui che sarà Batman. Lì Arthur viene trattato malissimo sia da Thomas Wayne che dal maggiordomo Alfred. Da loro viene a sapere che anche sua madre ha problemi mentali e che era stata rinchiusa nel manicomio di Arkham. Consultando la documentazione dell'Arkham Asylum, scopre di essere stato adottato e che durante l'infanzia è stato maltrattato ed abusato da sua madre e dal compagno di lei. Queste violenze gli hanno causato dei traumi celebrali che lo hanno ridotto nelle condizioni attuali.

Distrutto ed avvilito si reca ad uccidere la madre. Nel frattempo ci rendiamo conto che la relazione con Sophie era solo una sua allucinazione. Infatti, quando si reca nella sua abitazione, Arthur viene trattato come un estraneo.

Come se non bastasse, il suo debutto come comico viene deriso in tv durante la trasmissione di Murray, il quale lo definisce Joker, ovvero buffone.

E' così che, passo dopo passo, come pezzi di un puzzle che si assemblano uno dopo l'altro, avviene la trasformazione di Arthur in Joker.

Joker-il-manifesto-del-narcisismo-in-chi

Il giovane, ormai fuori controllo, decide quindi di accettare l'invito di Murray Franklin nella sa trasmissione con l'intento di suicidarsi in diretta. Infatti, nel suo diaro leggiamo che l'unica speranza che gli resta è che la sua morte abbia maggiore significato di quello che ha avuto la sua vita.

Lo vediamo così recarsi verso gli studi televisivi: mentre scende i gradini di quelle scale è sicuro di sè, sembra quasi ballare, perchè si sente finalmente se stesso.

Durante la diretta, però, cambia idea. Arthur si rende conto che la sua morte non farebbe scalpore, lui non è nessuno e a nessuno sarebbe importato. Così, dopo aver rivelato di essere lui l'assassino dei tre ragazzi morti nella metropolitana ed aver accusato Franklin, Wayne e i cittadini di Gotham di essere i responsabili di ciò che è diventato, spara al presentatore tv.

Il gesto scatena ancor di più la folla, che mette a ferro e fuoco la città, e poco dopo Wayne e sua moglie Martha vengono uccisi in un vicolo davanti al figlio da uno dei clown. Vediamo Arthur, che nel frattempo è stato arrestato, godersi lo spettacolo dall'interno della volante della polizia: è lì che per la prima volta sorride davvero. La folla, però, riesce a liberarlo distruggendo l'auto tamponandola con un'ambulanza.

Arthur, svenuto per l'incidente, si sveglia vedendo la gente che lo acclama, sale in piedi sulla volante distrutta e balla per la folla per la quale è un idolo, e con il suo stesso sangue si disegna un sorriso sulle labbra.

Nel finale c'è uno stacco netto rispetto al resto della storia. Troviamo Arthur rinchiuso nel manicomio di Arkham. Non sappiamo come sia arrivato lì e che cosa sia successo. Durante una seduta psichiatrica, ride tra sè e sè e la psicologa gli chiede il motivo. Lui le risponde che non potrebbe capire. Il film si conclude con Athur che si mette a correre tra i corridoi per sfuggire agli infermieri lasciando dietro di sé una scia di impronte di sangue, probabilmente della psichiatra stessa da lui appena uccisa.

joker-film-660090.660x368.jpg

L'aspetto che mi ha colpito di più è come il film riesca a ribaltare completamente la situazione. Siamo sempre stati abituati a considerare Batman il buono e Joker il cattivo. E se non fosse così? Infondo "Tutti siamo cattivi in una storia raccontata male".

Il Joker di Todd Phillips è una vittima. In primo luogo è vittima dei maltrattamenti di sua madre e del compagno di lei, che lo hanno ridotto nello stato in cui si trova; è vittima della società che ignora i suoi disturbi e pretende che si comporti come se non li avesse; è vittima del collega che gli regala la pistola e lui ingenuamente l'accetta; è vittima dei giovani che lo bullizzano e delle persone che lo giudicano; è vittima del suo idolo che lo deride in modo spietato in tv; ed è vittima del governo che gli nega il supporto psichiatrico e le medicine. Arthur diventa cattivo perchè è costretto a farlo. Inoltre, le sue vittime non sono mai casuali, sono sempre persone che hanno trattato male lui o qualcun'altro. Infatti, per esempio, Arthur risparmia Gary, il collega nano, che si è sempre comportato in maniera gentile con lui, in quella scena che sembra comica ma in realtà non fa ridere e  tiene lo spettatore col fiato sospeso fino all'ultimo. Lo so che vi state chiedendo "E Sophie?". Secondo me, anche lei e sua figlia vengono risparmiate: se ci fate caso, quando Arthur esce dal loro appartamento, le sirene si avvicinano, ma poi si allontanano. Inoltre, sarebbe l'unica uccisione che non ci viene mostrata, le altre vengono tutte fatte vedere nella loro totale crudeltà.

Invece, tutti i personaggi che dovrebbero essere giusti e positivi, nel film finiscono per avere un valore negativo. Prendiamo  ad esempio i Wayne: risultano spocchiosi ed arroganti, sono insensibili e sembrano non provare la benchè minima emozione. Oppure pensate ai poliziotti, che durante l'inseguimento volto alla cattura di Arthur, finiscono per uccidere un innocente. O ancora ai comici cabarettisti che fanno battutte misogene.

​

Il film, inoltre, ci  permette di fare una riflessione sulla società di oggi. Infatti, la Gotham rappresentata nel film è molto simile al mondo di oggi, in cui la malattia mentale viene trattata come un tabù. Spesso chi ha problemi neurologici e psicologici viene lasciato in balia di se stesso, le persone preferiscono ignorare il problema anzichè affrontarlo. Lo stesso Arthur è consapevole di aver bisogno di aiuto, tanto che si sottopone a sedute psicologiche e quando si reca al manicomio di Arkham chiede cosa bisogna fare per finire lì dentro, ma la sua richiesta viene del tutto ignorata.

La storia di Arthur può essere vista anche come una critica alla società statunitense, in quanto negli Stati Uniti le armi circolano liberamente e proprio per questo il tasso di criminalità è notevolmente alto.

​

​

​

joker-1030x615.jpg

Ho apprezzato tantissimo la scelta di rendere il personaggio di Arthur così tanto verosimile. Se ci pensate, quello che gli è successo potrebbe accadere ad uno qualsiasi di noi. Arthur non sceglie di diventare cattivo, sono le scelte degli altri che non gli lasciano altra via d'uscita. Ed è stupenda l'evoluzione del personaggio. All'inizio vediamo un Arthur quasi adolescente, è ingenuo e lo vediamo muoversi lentamente, quasi zoppicando, quasi come se avesse un ritardo. Probabilmente sono anche gli effetti delle medicine che è costretto a prendere per i suoi disturbi neurologici. Questo tipo di farmaci, infatti, hanno come effetti collaterali sonnolenza, mancanza di lucidità e scarsa reattività. Nella prima parte del film gli attacchi incontrollabili di risata sono più frequenti e accadono sempre nei momenti in cui Arthur è teso. Ma andando avanti con la narrazione, vediamo come il protagonista, passo dopo passo, maturi e diventi sempre più sicuro di sè, diviene più agile, corre, balla. Il momento più esaltante è sicuramente quando scende le scale danzando per recarsi al Murray show: in quel momento la sua trasformazione è completa.

​

Affascinante è anche le caratteristiche che il regista ha scelto di dare alla risata di Arthur, complice pure la bravura di Joaquin Phoenix nel realizzarla. E' una risata dolorosa, che toglie il fiato, Arthur tossisce, sembra quasi soffocare. E' come se la risata fosse una specie di prigione: anche quando vorrebbe piangere, Arthur è costretto a ridere.

​

Quando ho visto il trailer del film ero molto scettica riguardo l'interpretazione di Joaquin Phoenix, soprattutto perchè pensavo che nessuno sarebbe stato in grado di eguagliare la bravura disarmante di Heath Ledger. Ebbene Joaquin Phoenix ha preso a sportellate sia i miei dubbi che la mia diffidenza: la sua recitazione è sicuramente da Oscar.

​

Per tutta la durata della pellicola, lo spettatore prova un profondo disagio, che aumenta vertiginosamente quando finisce per deridere Arthur: anche il pubblico entra a far parte di quella società che non ride mai con Arthur, o comunque quando Arthur vorrebbe farci ridere, ma che lo umilia. Per esempio, la sala non ride mai per le battute dell'aspirante comico, ma scoppia in una risata fragorosa quando il protagonista, dopo aver parlato con i poliziotti fuori dall'ospedale in cui è ricoverata sua madre, va a sbattere contro la porta scorrevole. Gli spettatori ridono, ma un istante dopo si sentono in colpa.

​

Altro aspetto molto interessante è che in questo film è come se Joker e Batman si creassero a vicenda: l'odio di Arthur per Thomas Wayne è uno dei motivi cardine che lo portano a diventare Joker e, anche se indirettamente, le sue azioni causano l'omicidio dei genitori di Bruce, che vengono uccisi da uno dei suoi emulatori durante la presa d'assalto della città; rivendicare la morte dei suoi, causerà la trasformazione di Bruce in Batman.

​

Gli ultimi istanti del film ci lasciano molte incertezze. Per esempio, ci viene mostrata una foto di Penny Fleck da giovane, con dietro scritto "Ti amo. T. W.". Questo ci fa capire che la donna non ha mentito proprio su tutto: probabilmente ha davvero avuto una relazione con Thomas Wayne e, quando è stata lasciata, probabilmente per salvare le apparenze, la donna ha scelto di adottare Arthur per tentare di farlo passare come figlio di Wayne. E' un ulteriore dimostrazione di come Arthur sia stato trattato come un oggetto da sua madre, le serviva solamente per raggiungere il suo scopo ed è, per questo, che non l'ha mai protetto dagli abusi del suo successivo compagno.

​

Ma il dubbio più enorme ce lo lascia il finale. Dopo uno stacco lungo in cui lo schermo del cinema rimane nero, vediamo Arthur rinchiuso ad Arkham Asylum mentre parla con una psicologa. Non sappiamo niente su come sia finito lì. Nella scena precendente, infatti, veniva acclamato in strada dal popolo. Mentre sta parlando con la sua psicoanalista, Arthur scoppia a ridere e, quando lei gli chiede il motivo, le risponde che non potrebbe capire. Quest'affermazione lascia un finale aperto, ma ci spinge a pensare che probabilmente tutto quello che abbiamo visto precedentemente è accaduto solamente nella testa si Arthur, che, in realtà, è sempre stato rinchiuso nel manicomio. Ci sono numerose prove a sostegno di questa teoria: la prima è che, nelle battute iniziali del film, ci viene mostrato una sorta di fleshback in cui Arthur è rinchiuso all'interno di una struttura psichiatrica e sbatte ripetutamente la testa contro un vetro e questa scena non viene mai più ripresa nel corso del film; la seconda è che la narrazione avviene in modo confusionario, come se la mente di Arthur cambiasse idea durante la narrazione, sostenendo prima una cosa e poi il suo esatto contrario (ad esempio, prima è il figlio di Thomas Wayne, poi è stato adottato, e nel finale c'è la foto di Penny con la dedica di Wayne); la terza prova è lo stacco netto tra la scena dell'acclamazione e quella finale: il regista non utilizza mai la stessa tecnica nel corso del film, quindi vuole dirci qualcosa; la quarta è che tutte le donne con cui Arthur interagisce nel corso del film, eccetto la madre, sono donne di colore, proprio come la psicologa con cui parla nel finale, come se i personaggi femminili che si raffigura nella sua mente prendessero spunto dall'unica figura rassicurante con cui ha a che fare ultimamente.

​

Joker è stato additato come un film a favore della violenza e sta subendo numerose critiche. Per quanto mi riguarda è tutto il contrario, è un film che condanna i comportamenti violenti, mostrandoci le conseguenze che ne derivano. Per le valutazioni negative che sta ricevendo, mi aspettavo molte più scene sanguinose e brutali. E' vero gli omicidi ci vengono mostrati in maniera cruda, ma queste scene sono molto ristrette e, comunque sia, se condanniamo Joker dovremmo condannare tantissimi altri film, come ad esempio Saw L'Enigmista, in cui ci sono molte più scene spietate e spesso anche immotivate.

La cosa che mi dispiace è che un film di valore come questo venga screditato senza valide ragioni. Per quanto mi riguarda è uno dei migliori film del 2019.

​

​

bottom of page