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ENEMY

Ci sono film mediocri che arrivano direttamente nelle nostre sale pronti a sbancare il botteghino, e poi ci sono film con un grandissimo potenziale destinati a rimanere sconosciuti e a cadere nel dimenticatoio per scelte discutibili della distribuzione cinematografica italiana. Enemy, di Denis Villeneuve, appartiene proprio a questa categoria.

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Tratto liberamente dal romanzo del premio Nobel José Saramago, L’Uomo Duplicato, Enemy racconta la storia di Adam, un professore di storia, che conduce la sua vita senza slanci, è un uomo spento e insicuro, nonostante abbia un lavoro rispettabile e una bella donna. Un giorno, per caso, guardando un film, si accorge che una comparsa gli assomiglia in modo impressionante. L'idea di scoprire chi è quel suo "gemello" diventa per lui un'ossessione, ma quando finalmente incontra Anthony, aspirante attore spavaldo, indipendente e identico a lui finanche nei minimi dettagli, la sua vita prenderà una piega allucinata e imprevedibile.

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Prima di proseguire la lettura guardate il film. Quando alla fine della visione vi sentirete frastornati e confusi e sentirete l'urgente bisogno di avere una spiegazione, tornate qui e finite di leggere.

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La storia del film procede su due binari paralleli: da una parte troviamo Adam, dall'altra il suo doppione Anthony.

Adam, come abbiamo già detto, è un insegnante di storia, conduce una vita monotona e ripetitiva e frequenta una giovane ragazza bionda. Possiede una vecchia macchina ed un appartamento spoglio e con pochi oggetti di valore. Indossa un abbigliamento classico, ovvero giacca e camicia.

Anthony, invece, è un ragazzo spavaldo e sicuro di sè. E' un aspirante attore, gira per le vie della città sulla sua motocicletta sportiva e vive in un appartamento di lusso insieme a sua moglie incinta di sei mesi. L'abbigliamento rispecchia il suo carattere narcisista: giubbetto di pelle, magliette attillate e jeans.

Quando i due si incontrano nella stanza di un motel, scoprono di essere completamente identici: hanno persino la stessa cicatrice sul torace.

Il film gioca continuamente con i dubbi dello spettatore che, pieno di domande, procede a tentoni verso la conclusione. Giunti al finale, ci rendiamo conto che Adam ed Anthony sono la stessa persona.

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Osservando alcuni dettagli è possibile ricostruire gli avvenimenti del film mettendoli in ordine temporale. Il protagonista del film era un giovane aspirante attore, fedifrago ed indipendente. Quando la compagna rimane incinta è costretto a trasferirsi con lei e deve abbandonare i suoi sogni di gloria a favore di una professione meno eccitante. Oltre a questo, deve improvvisarsi uomo fedele ed immaginarsi, in un futuro non tanto prossimo, padre.

Il film non è altro che lotta tra le due componenti opposte della psiche del protagonista: il suo io passato che cerca insistentemente di tornare, mentre il suo presente rassicurante potrebbe crollare da un momento all’altro davanti alla tentazione.

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Nel film si ripete continuamente la metafora del ragno.

La pellicola si apre con l'immagine di un night in cui un gruppo di uomini religiosamente assorti (tra essi il protagonista) assiste con cupidigia all’immagine di quella che presumibilmente è una prostituta che schiaccia col piede una tarantola: la scena simboleggia la tentazione carnale che ha la meglio sulla moglie cui esser fedeli.

Spesso viene inquadrata la rete di cavi dei filobus: sembra quasi una rete che intrappola la città. Questa immagine rappresenta le gabbie nelle quali viviamo senza quasi accorgercene. Un concetto legato anche al tema del totalitarismo e dell’imposizione dell’altrui volontà, che ritroviamo più volte durante la narrazione.

Verso la metà, vediamo una donna nuda con la testa da aracnide che attraversa sottosopra un corridoio. Rimanda a una donna seducente con un vestito nero scollato sulla schiena che appare poco dopo, verso la quale il protagonista prova evidentemente un’attrazione ‘illecita’. Il ragno rappresenta anche qui l'ennesima tentazione del protagonista.

Il ragno gigantesco che incombe sulla città di Toronto non è altro che la rappresentazione metaforica della madre di Adam. La madre, infatti, è la prima figura femminile ed opprimente alla quale l'uomo deve sottostare.

Ed infine, c'è il ragno con cui si conclude la pellicola. Quando ormai sembra che Adam abbia trovato un equilibrio e sia pronto a costruire una famiglia, basta una chiave, l’istinto di cedere di nuovo alla tentazione, per far sì che l’amorevole consorte si trasformi improvvisamente in una gigantesca tarantola: il simbolo per eccellenza della paura del protagonista di impegnarsi in una relazione stabile.
Quel che è ancora più significativo, è il modo in cui la donna e l’uomo reagiscono nel guardarsi: l’aracnide è terrorizzato, perché il personaggio di Helen si è appena reso conto che i problemi passati non sono affatto risolti e che Adam è nuovamente pronto a tradirla; mentre l’uomo sospira con fare rassegnato, avendo compreso che il suo terrore di legarsi a una donna è ancora lì a minacciare il suo presente.

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Senza la mostruosa interpretazione di Jake Gyllenhaal molto probabilmente il film non sarebbe riuscito in modo così eccellente. L'attore è in grado di interpretare due personaggi dal carattere e dal comportamento completamente opposti: assume una postura goffa e insicura quando è Adam, un atteggiamento altezzoso con il petto in fuori e le spalle dritte quando è Anthony; lo sguardo del primo è schivo e timido, quello del secondo sicuro e profondo. Jake è così bravo che riusciamo a riconoscere i due personaggi immediatamente, nonostante siano quasi completamente identici, si differenziano infatti solamente per i capelli tenuti in modo leggermente diverso.

Con uno dei finali più scioccanti della storia del cinema, Enemy è un titolo che non può assolutamente mancare nella collezione di un cinefilo che si rispetti. E' un capolavoro kafkiano sulla fedeltà e sul tradimento. La complessità di Enemy può essere riassunta dalla citazione di Saramago che apre la pellicola: “Il caos è ordine non decifrato”.

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