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DUMBO

La parola Dumbo riesce a far emergere dai nostri ricordi immagini di occhioni azzurri e malinconici, orecchie enormi e teneramente buffe, una proboscide piccina piccina in cerca di un'altra più adulta e protettiva. La storia dell'elefantino volante ha caratterizzato l'infanzia della maggior parte di noi. Era, infatti, il 1941 quando Walt Disney produsse questo cartone animato dalla forte carica emotiva.

 

Da allora sono ormai passati 78 anni e mamma Disney ha sentito la necessità di riportare nelle sale cinematografiche una delle sue creazioni più amate di sempre. L'arduo compito di aggiornare in chiave moderna la fiaba di Dumbo è stato affidato a Tim Burton.

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i personaggi del film sono tutti reietti ed emarginati, ognuno di loro ha perso qualcosa.

Holt, acrobata circense esperto nelle esibizioni a cavallo, fa ritorno nel circo di Max Medici dopo essere stato in guerra ed senza un braccio. Oltre a questo, insieme ai figli Milly e Joe, deve affrontare la perdita della moglie, morta a causa di un'influenza devastante che ha decimato la compagnia di circensi.

Max Medici è stato costretto a vendere mobili ed attrazioni perché nell'ultimo periodo gli affari non sono andati bene. Tutti confidano nella speranza che il cucciolo di elefante che sta per nascere da mamma Jumbo riesca a risollevare le sorti del circo.

Le cose però, in un primo momento, sembrano non andare per il verso giusto. Infatti, mamma Jumbo mette al mondo un cucciolo dalle orecchie sproporzionatamente enormi, che subito viene deriso da tutti. Solo i due bambini, Milly e Joe, si avvicinano con tenerezza all'elefantino e presto scopriranno che, con l'ausilio di una piuma, il piccolo è in grado di volare.

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Già dalle prime battute del film emerge il forte rapporto d'affetto che lega mamma Jumbo a Dumbo. Inizialmente cerca di proteggere il suo piccolo nascondendo in una balla di fieno, successivamente interviene ogni qualvolta il cucciolo viene deriso, mostrando tutta la sua forza e possenza. Proprio per questo mamma Jumbo verrà venduta ed allontanata da Dumbo. Eh sì, la scena in cui Dumbo non vuole lasciare andare la sua mamma dà il via ad un fiume ininterrotto di lacrime.

Dumbo da quel momento si esibirà con lo scopo di ritrovare la sua mamma.

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Nella seconda parte del film, ci lasciamo alle spalle l'atmosfera familiare dell'accampamento di Max Medici per trasferirci a Dremland, un enorme parco divertimenti che offre qualsiasi genere di attrazione ai propri ospiti. Infatti, l’imprenditore Vandevere acquista il circo di Max Medici. Ma quel posto, che inizialmente sembra magico ed in grado di trasformare ogni sogno in realtà, si rivelerà un incubo. Vandevere, infatti, è un uomo malvagio e senza scrupoli. Ogni sua azione e dettata esclusivamente dall'avidità di soldi. Dumbo presto scoprirà che nella parte horror del parco di divertimento viene tenuta rinchiusa sua madre. I due riusciranno a ricongiungersi e a conquistare la loro libertà?

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Protagonista indiscusso della pellicola è senza dubbio Dumbo. Pur non parlando, l'elefantino riesce ad entrare in empatia con noi spettatori in una maniera impressionante. I suoi occhi parlano, riescono a comunicarci tristezza, meraviglia, malinconia, paura e, nelle ultime scene del film, coraggio e sicurezza. Inoltre, il regista sceglie spesso di farci vedere le cose dal punto di vista del cucciolo. Per esempio, l'altezza della piattaforma sulla quale Dumbo si trova durante una delle sue esibizioni sembra aumentare vertiginosamente perché è la sua paura a renderla tale; oppure quando osserviamo con la stessa meraviglia di Dumbo le bolle di sapone trasformarsi in elefanti rosa che ballano e marciano a ritmo di musica. In molti hanno criticato la rivisitazione di questa scena in quanto nell'originale era molto più psichedelica e sconvolgente. Io, personalmente, ho pensato che Dumbo guardasse lo spettacolo felice perché gli ricordava la sua mamma.

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I personaggi umani passano in secondo piano. Il regista non scava in profondità nelle loro storie. Vengono inserite tematiche importanti come il lutto e il rapporto difficile tra un padre che si ritrova a crescere da solo due figli, ma queste non vengono approfondite. Probabilmente è una scelta voluta proprio per lasciare tutto il palcoscenico a Dumbo.

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I colori caldi riescono a creare un'atmosfera fiabesca, surreale ed artificiale. In certi punti però vengono prediletti i toni scuri caratteristici dei film di Burton.

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Mi è piaciuta tantissimo la scelta di accostare alla storia di Dumbo quella di due bambini che hanno perso da poco la mamma. Dumbo vive la stessa sofferenza di Milly e Joe, con la differenza che lui ha la possibilità di cambiare il suo destino e riabbracciare sua madre. Milly indossa una collana con appeso un ciondolo a forma di chiave. La madre gliel'aveva regalata con l'intento di trasmettere alla figlia sicurezza: ogni qualvolta si sarebbe sentita bloccata dalla paura in una situazione, le sarebbe bastato immaginare una porta ed aprirla con quella chiave. La stessa funzione ha la piuma per Dumbo: è solo un mezzo per acquistare fiducia in se stesso; Dumbo non ha bisogno della piuma per volare.

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Nell'ultima parte del film c'è anche una chiara denuncia nei confronti dello sfruttamento degli animali nei circhi. Gli affari di Max Medici riprendono quota grazie ad uno spettacolo che non prevede l'esibizione di animali.

 

Può non essere un film perfetto dal punto di vista della regia e del montaggio, ma Dumbo è un film profondo e questo basta a renderlo una buona opera. Ti insegna a credere maggiormente in te stesso e nelle tue capacità, a non dare importanza all'esteriorità ma a quello che hai dentro, ti dimostra quanto sia importante e indissolubile il legame madre-figlio. Non sarà un capolavoro, ma per chi ama emozionarsi è sicuramente un film da vedere.

 

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