top of page

DOMANI E' UN ALTRO GIORNO

Ho cercato di trattenere le lacrime con tutte le mie forze, mi asciugavo continuamente con le mani le guance bagnate dicendomi "ora basta", ma niente i goccioloni continuavano a scendere ininterrottamente. Così, quando film è finito e si sono riaccese le luci, ho nascosto il viso fra le braccia del mio ragazzo perché mi vergognavo di aver pianto così tanto. E non esagero se vi dico che ho continuato a piagnucolare anche in macchina mentre tornavamo a casa.

Domani è un altro giorno racconta la storia dell'amicizia di Giuliano e Tommaso. Giuliano ha un cancro terminale ai polmoni e, dopo essersi sottoposto inutilmente per un anno a cicli di chemioterapia, decide di non lottare più e di lasciare che la malattia faccia il suo corso. Così Tommaso, che da qualche anno vive in Canada, fa ritorno a Roma per fargli visita. Inizialmente il suo scopo è quello di convincerlo a riprendere le cure, presto però si rende conto che Giuliano non è disposto a cambiare idea e quindi i due passano quattro giorni insieme con l'intento di dirsi addio.

Giuliano ha anche un altro migliore amico: si chiama Pato ed è un dolcissimo Bovaro del Bernese. L'uomo è talmente legato al suo cane da considerarlo come un figlio ed è deciso a trovare una famiglia che lo adotti per dargli tutto l'amore che lui non potrà più dargli.

1551525997181.jpg--domani_e_un_altro_gio

Quello di Simone Spada è un cinema soffuso, delicato, mai gridato. Domani è un altro giorno è un film dove si sorride, ma in modo dolce, molto lontano dalla risata sguaiata o troppo facile. Anche il dramma non sfocia mai nella disperazione: i pianti di Giuliano sono silenziosi, soffocati.

Marco Giallini e Valerio Mastandrea, amici da anni anche nella vita, mettono in scena un'alchimia rara, un passo a due dove il primo è il "comico" e il secondo la spalla, il primo lavora più sulla parola e il secondo sugli sguardi.

Il film affronta tematiche molto importanti come la malattia e la morte. In particolare, tratta dell'accettazione della dipartita sia da parte del malato sia da parte dei suoi familiari ed amici; parla della rimozione della malattia, e delle persone che preferiscono non vederla per non farci i conti; si sofferma anche sulla possibilità di riavvicinarsi alla fede durante la malattia.

1538037888180.jpg

Per quanto mi riguarda la parte più emozionante del film è stata la scena della panchina: Giuliano guarda il suo cane negli occhi, lo accarezza e, silenziosamente, gli dice addio per sempre. Da quel momento in poi ho cominciato a piangere come una fontana. Era inevitabile: il film, infatti, tocca tematiche che mi hanno segnata nel profondo nel corso degli anni. Qualche anno fa ho perso mia nonna per colpa di un tumore. Una delle sue preoccupazioni più grandi, proprio come Giuliano, era che qualcuno si prendesse cura della sua cagnolina Luna. In più, da ormai quattro anni, condivido la  vita con il mio cane Atlas. Nei momenti di difficoltà è stato l'essere che è riuscito a starmi più vicino di tutti: era una presenza silenziosa ma fedele e costante. Per questi motivi, l'immedesimarmi troppo nel film, ha dato il via ad un fiume di lacrime inarrestabile.

Insomma finalmente un film italiano coraggioso, dove la comicità non scende mai nella volgarità, riesce a farci sorridere su cose molto serie e a trovare un sorriso per alleviare la sofferenza. Qualcosa di diverso e di non banale. VOTO 7.

bottom of page