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CRISTIANO RONALDO

Ieri sera la Juventus è riuscita nell'impresa quasi impossibile di passare il turno e di approdare ai quarti di finale di Champions League, sconfiggendo l'Atletico Madrid. Era necessaria una vittoria di 3-0 per non uscire dalla competizione. Cristiano Ronaldo si è caricato sulle spalle tutta la squadra e con una tripletta ha consentito ai tifosi bianconeri di continuare a sognare.

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Sono stata da sempre una grande appassionata di calcio. Da piccola non vedevo l'ora che arrivasse la domenica pomeriggio per andare a vedere la partita della Sangiustese, la squadra del mio paese, e la sera seguivo con fervore l'altra mia squadra del cuore, la Juventus. Credetemi, ero un maschiaccio, quasi un ultras accanito: non importa se allo stadio o davanti ad una tv, incitavo i giocatori, imprecavo per un passaggio sbagliato, esultavo per una bella azione o per un gol, una volta ho persino litigato con un tifoso di una squadra avversaria.

Negli ultimi anni, però, questo mio grande amore per il calcio è venuto meno. Probabilmente per colpa delle continue polemiche e scandali legati al mondo calcistico.

Era da moltissimo tempo che non mi entusiasmavo così tanto per un patita. Ieri il cuore batteva all'impazzata, l'ansia saliva alle stelle, tifavo per la vittoria della mia Juventus, mi sono infiammata per la determinazione che Cristiano Ronaldo dimostrava ogni volta che toccava un pallone.

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Già, quel Cristiano Ronaldo che negli anni passati ho tanto insultato e disprezzato. Non sopportavo la sua platealità e la sua arroganza. Aveva continuamente un atteggiamento spocchioso, come se si sentisse Dio in terra. Poi un giorno mi sono chiesta se quella fosse solamente una corazza. Così ho deciso di informarmi un po' sul suo passato.

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A vederlo com'è oggi, un campione bello, ricco e famoso, con il mondo ai suoi piedi e un contratto di almeno 180 mila euro alla settimana in tasca, non penseresti mai che, in realtà, Cristiano Ronaldo nasconda un passato doloroso e penoso.

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Da bambino viveva in una casa fatta di assi di legno e mattoni nemmeno verniciata, con un tetto e le pareti coperte di lamiera per tappare i buchi da cui in inverno entravano pioggia e freddo. Possedeva pochissimi giocattoli, giusto un pallone e qualche macchinina. A scuola era un pessimo studente e spesso marinava le lezioni: preferiva passare la giornata in strada a giocare a pallone.

Nonostante l’aria da delinquente, i capelli un po’ lunghi, i vestiti sporchi e i denti storti, Cristiano Ronaldo non era cattivo, aveva solo un caratteraccio. Il suo soprannome era “piagnucolone” per le scenate che faceva ogni volta che perdeva una partita.

Nel quartiere dove abitava la sua fama non era migliore: passava la notte a calciare un pallone sulle pareti o a sfondare i vetri delle altre case, per poi scappare e dare la colpa a un altro bambino. Disturbava continuamente i vicini e i suoi genitori non potevano accollarsi le spese dei danni che ogni volta combinava perché troppo poveri.

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Per il calcio dovette trasferirsi e soffrì molto per la lontananza dalla sua famiglia a cui era molto legato. Più volte fu sul punto di mollare tutto e tornare a casa. Furono i suoi parenti e, soprattutto, sua madre a convincerlo a non smettere di sognare, a lottare per realizzare il suo sogno.

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Roni, così veniva chiamato quando era piccolo, veniva spesso deriso sia dai compagni di scuola sia da quelli di squadra. Un giorno, mentre portava fuori dallo stadio la spazzatura, compagno che lo stuzzicava sempre gli disse “ecco che arriva Ronaldo con la sua auto”, riferendosi alla povertà della sua famiglia, lui rispose “ridi quanto vuoi, ma un giorno avrò una Ferrari per davvero, vedrai”. Oggi sappiamo tutti che Ronaldo si è preso la sua rivincita.

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La solitudine permise a Cristiano di concentrarsi molto sulla sua carriera calcistica. Alla fine degli allenamenti, quando erano tutti sotto la doccia, rimaneva in campo a perfezionare tiri e punizioni. Inoltre, passava molto tempo in palestra ad allenarsi: voleva smettere di essere così magro e mettere su muscoli per correre più di compagni e avversari.

Anche con le ragazze da adolescente Ronaldo aveva davvero poco successo.

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Con il tempo cominciò ad ambientarsi e a farsi degli amici, ma proprio quando le cose iniziavano ad andare meglio per lui, la sua famiglia entrò in crisi. Ronaldo scoprì l’alcolismo del padre e i problemi di droga del fratello maggiore. Pagò la disintossicazione di quest’ultimo coi pochi soldi che aveva messo da parte, ma non riuscì mai ad aiutare il padre, che morì nel 2005 per complicazioni epatiche e renali. Quel giorno Ronaldo era in ritiro con la nazionale del Portogallo. Dopo aver pianto abbracciato al suo allenatore, gli chiese di essere titolare nella partita contro la Russia quella sera. E giocò.

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Dopo aver letto la tua storia ho iniziato a guardarti con occhi diversi, ora capisco tanti lati del tuo carattere che prima giudicavo in modo troppo superficiale. Per esempio, comprendo l'ossessione che hai per la cura della tua forma fisica dovuta ai tanti anni in cui venivi deriso. Il tuo carattere può piacere oppure no, ma tu sei uno che ce l'ha fatta e abbiamo tutti molto da imparare da te. Spesso smettiamo di credere in un sogno solo perché ci si pongono davanti degli ostacoli oppure ci scoraggiamo a causa del giudizio degli altri. Tu con la tua vita ci hai dimostrato che le cose si possono cambiare, che i sogni nel cassetto possono diventare realtà basta avere una buona determinazione e fare dei sacrifici.

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Cristiano Ronaldo devi essere orgoglio di te stesso! Sono sicura che anche tuo padre che ti guarda da lassù è fiero dell'uomo e del campione che sei diventato.

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