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CARNEVALE

Carnevale è senza dubbio la festa più pazza e variopinta dell'anno, dove tutto è permesso e dove il gioco, lo scherzo e la finzione, per un po', diventano una regola. E' una delle ricorrenze più diffuse nel mondo: basta pensare all'immensa notorietà del Carnevale di Rio o di quello di Venezia e a quanti turisti attirano questi eventi per rendercene conto.

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Non conosciamo esattamente l'origine del termine "Carnevale". Qualcuno pensa che derivi dal latino car navalis, si trattava di un rito durante il quale la nave sacra veniva portata in processione su un carro. Ma la tesi più accreditata è è la derivazione dalla locuzione latina carnes levare, ovvero "togliere la carne", oppure carne vale, tradotto letteralmente con "carne, addio!", un'allusione che richiama i digiuni quaresimali.

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Comunque sia è una festa che ha origini molto antiche. Nell'antico Egitto si usava tenere dei periodi di festa in onore della dea Iside, durante i quali le persone erano solite mascherarsi. Una consuetudine simile a quelle delle feste in onore del dio Dioniso in Grecia e dei Saturnali romani (in onore del dio Saturno). Entrambe le festività avevano il fine di celebrare la fertilità e l'abbondanza dopo il lungo periodo invernale. In questi periodi, era  lecito lasciarsi andare, liberarsi da obblighi e impegni, per  dedicarsi allo scherzo e al gioco. Inoltre, venivano allestiti lauti banchetti ai quali potevano partecipare tutti, sia i ricchi che i poveri: infatti, le maschere rendevano irriconoscibili le differenze sociali.

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La maggior parte degli aspetti che caratterizzano il Carnevale di oggi risalgono, però, al Medioevo. Il Carnevale medievale era caratterizzato da divertimento esagerato, grandi mangiate e scherzi. In più, prevedeva la sospensione temporanea delle leggi, delle regole e della morale secondo la regola del “semel in anno licet insanire”, una volta l’anno si può essere folli! Tutte queste usanze allegre e un po’ matte avevano comunque uno scopo: rallegrare tutti in previsione del lungo periodo della Quaresima.

Durante il Rinascimento il Carnevale ebbe ancora più successo: venivano allestiti carri carnevaleschi con il fine di esibire la grandezza dei signori. A Firenze la famiglia dei Medici era grande sostenitrice di questa tradizione: “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto sia, del doman non c’è certezza”, cantava Lorenzo il Magnifico.

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I festeggiamenti terminano il Martedì Grasso, che precede il mercoledì delle Ceneri, primo giorno di Quaresima. Oggi, sia nelle grandi città che nei piccoli paesi, sfilano carri allegorici. E' considerata la festa dei bambini, ma in realtà quelli che si divertono di più sono gli adulti, che per qualche giorno mettono da parte serietà e problemi per fare spazio al gioco e al divertimento.

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Ma quali sono le maschere italiane più famose?

ARLECCHINO

C’era una volta un bambino bergamasco chiamato Arlecchino, viveva in povertà con la sua mamma in una piccola casetta. Per Carnevale la sua scuola organizzò una festa in occasione della quale tutti i bambini dovevano vestirsi in maschera. Le mamme cucirono splendidi vestiti per i propri bambini ma non quella di Arlecchino: non aveva i soldi necessari per comprare la stoffa. Il giorno della festa era ormai prossimo e vedendo Arlecchino così triste, le mamme degli altri scolari decisero di regalare un pezzo della stoffa dei loro vestiti al bambino. L’abito di Arlecchino divenne così il più colorato ed originale mai realizzato grazie alla generosità altrui.

Questa che vi abbiamo appena narrato è la favola legata proprio alla maschera di Arlecchino.

Tra le maschere più famose ed amate, Arlecchino è un servo decisamente pigro ma, al tempo stesso, agile, vivace e dalla battuta pronta, in alcuni casi persino sboccato; con il suo fare burlone e scapestrato si ingegna nell’architettare truffe e imbrogli destando sempre una certa simpatia visti i continui fallimenti incontrati.

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BRIGHELLA

Proprio come Arlecchino, anche Brighella è nato a Bergamo ed è qui che diviene un servo astuto, opportunista e senza scrupoli. Come suggerisce il suo stesso nome è un attaccabrighe, bugiardo come pochi e sempre intento ad escogitare inganni e frodi per raggirare il prossimo. Brighella è inoltre un abile musicista, cantante e ballerino, si destreggia perfettamente in diversi ruoli, cambiando spesso anche mestiere, ed è perennemente al centro di intrighi e complotti.

COLOMBINA

Fidanzata e moglie di Arlecchino, Colombina è spesso al centro delle attenzioni di Pantalone. Servetta furba ed adulatrice, è particolarmente vicina alla sua padrona (Rosaura) prendendo di frequente parte a sotterfugi domestici ed amorosi, si diverte inoltre a beffeggiare chi la circonda.

La maschera di Colombina è originaria di Venezia ed incarna proprio la furbizia delle ancelle, la sua storia affonda le radici nelle opere di Plauto.

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GIANDUJA

Indossa un panciotto giallo bordato di rosso così come la sua giacca marrone, porta una parrucca con codino e il caratteristico cappello a tricorno, stiamo ovviamente parlando di Gianduja. Questa maschera nasce a Torino nel ‘700 e rappresenta il più classico dei popolani del luogo: bonario, amante del vino e della buona tavola, sempre allegro ed altrettanto distratto.

MENEGHINO

È la maschera milanese per eccellenza ed incarna diversi ruoli a seconda delle occasioni: ora servo ora padrone, mercante astuto o contadino sciocco. Meneghino ha l’abitudine di burlarsi di nobili ed aristocratici per i loro vizi e difetti, è dotato di buon senso, dignità ed anche di una certa dose di saggezza. Meneghino non indossa la maschera ma si mostra sempre a viso scoperto privo di qualsiasi trucco.

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PANTALONE

Ricco mercante veneziano, Pantalone è estremamente avaro e, nonostante sia un po’ in là con gli anni, ama la compagnia di giovani donne e infatti non perde occasione per lanciarsi alla conquista di cortigiane e servette. Viene anche definito Magnifico per i modi ricchi di fascino con i quali si rivolge alle donne ma in realtà sa essere anche burbero ed incline ai borbottii. Indossa una tuta rossa con una zimarra nera e non si separa mai dalla sua borsa carica di monete.

PIERROT

Ricorda l’amore malinconico per la sua espressione triste ed è sicuramente la maschere più incline a vivere intense emozioni invece di darsi al divertimento ed alla buona tavola. Pierrot è un servo di grande intelligenza e pigrizia, spinto a cercare il giusto ed a risolvere i problemi in cui si caccia il proprio padrone.

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PULCINELLA

Servo di indole decisamente furba, Pulcinella si adatta a svariati ruoli e, tra i vicoli di Napoli, diviene fornaio, mercante, contadino ed ovviamente anche truffatore e ciarlatano.È sempre alla ricerca del giusto metodo per guadagnare qualche soldo, anche se ciò vuol dire ingannare il prossimo, in fondo è però anche un credulone ed incapace di mantenere il minimo segreto.

Con ogni probabilità Pulcinella è una delle maschere tradizionali italiane più antiche, la sua origine potrebbe affondare le radici in epoca romana per poi risorgere con il Teatro dell’Arte e diventare il simbolo della città di Napoli.

RUGANTINO

In origine Rugantino rappresentava il bullo romano per eccellenza, di indole provocatoria ed insolente ma, nel corso del tempo, il personaggio si è modificato andando ad incarnare i sentimenti di quella Roma popolare incline alla giustizia ed alla solidarietà assumendo un carattere decisamente più pigro e bonario.

Il nome di questa maschera, sicuramente la più famosa di Roma, deriva proprio dal termine romanesco “ruganza”, ossia l’arroganza. Rugantino nasce quindi come caricatura della gendarmeria, indossando anche gli abiti di un gendarme, per poi divenire cittadino comune, un popolano redento.

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Concludo raccontandovi un mito molto importante dell’antica Grecia che ci ricorda infatti l’importanza del ridere: Demetra, la dea che aveva perso la figlia Core, passò molto tempo senza più ridere, con il cuore colmo di tristezza, e per questo il mondo rischiò di scomparire, poiché non nascevano più fiori, né piante, né animali, né umani. Un giorno però una servetta la fece ridere facendo un gesto volgare: tutto rifiorì e la vita ritornò. Questo mito spiega bene l’importanza della risata, che nell’antichità aveva un ruolo vitale: al riso, infatti, si attribuiva il potere di sconfiggere la morte e il lutto, e già tradizioni antichissime lo collegano alla fertilità della natura e degli uomini e di conseguenza alla festa del Carnevale.

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