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ALADDIN

Se sono contro oppure a favore dei remake in live-action dei film della Disney? Devo dire che non ho ancora le idee molto chiare. Infatti, da una parte sono terrorizzata dalla possibilità che questi grandi classici, che hanno accompagnato la mia infanzia e la mia crescita, vengano stravolti e rovinati; dall'altra parte però ho la consapevolezza che non verrebbero mai apprezzati dalle nuove generazioni ed andrebbero per sempre perduti se non venissero modernizzati. Inoltre, mi piace il pensiero che un giorno, quando avrò dei bambini, anche loro possano vivere la magia delle favole Disney e che, in questo modo, ci sia una sorta di filo conduttore fra la mia fanciullezza e la loro.

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Ma veniamo ad Aladdin. Devo dire che mi sono recata al cinema con un po' di timore e non sono riuscita a godermi le prime scene del film. Ero abbastanza prevenuta e avevo paura che la storia di Aladino venisse completamente distorta. Per fortuna il film mi ha fatto ricredere quasi immediatamente.

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La storia di Aladdin la conosciamo tutti quanti, per questo mi soffermerò soprattutto sui dettagli del film.

L'inizio ci manda un po' in confusione: infatti, troviamo Will Smith a bordo di un'imbarcazione insieme alla sua famiglia, intento a raccontare delle storie ai suoi due figli. Lo spettatore già sa che Will Smith nella pellicola interpreta il Genio della lampada, quindi sembra quasi una forzatura. Solo alla fine scopriremo che il Genio è stato liberato dalle catene, è tornato ad essere umano ed è fuggito con Delia. Ma proseguiamo con ordine.

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Per quanto riguarda il cast, ero abbastanza dubbiosa ma devo dire che gli attori mi hanno sorpreso piacevolmente. Mena Massoud è praticamente Aladdin del cartone animato, sembra la sua fotocopia. Con lo stesso ciuffo che sembra quasi disegnato, riesce persino a mettere in scena il suo sorriso sghembo. E' il ragazzo dal cuore d'oro e generoso che conosciamo, ma il regista Guy Ritchie sceglie di sottolineare anche la sua timidezza e la sua sbadataggine.

Ma il personaggio che ha subito più variazioni è sicuramente Jasmine. Infatti, a differenza del cartone, non è la principessa che ci aspettiamo, né tantomeno è alla ricerca del vero amore. E' una politica ed ha come obiettivo quello di diventare Sultano. La legge del tempo non glielo permette in quanto donna, ma lei si è preparata da sempre per assumere questo ruolo fino a diventare un'ottima oratrice. Nel film le viene affidata persino una canzone tutta sua in cui Jasmine rivendica il diritto di far sentire la sua voce.

E cosa dire di Will Smith? L'attore viene spesso criticato perché mette molto di sé nei ruoli che interpreta invece di calarsi nel personaggio. E' vero, ha un modo di recitare tutto suo, caratterizzato da una comicità esplosiva che notiamo subito, ma questa sua esuberanza è perfetta per interpretare il Genio della lampada. Riesce a portare leggerezza e a strapparti delle risate quando la trama si fa troppo pesante e macchinosa. A me è piaciuto tantissimo e, secondo me, senza di lui il film sarebbe stato noioso e meno vivace. Ho apprezzato tantissimo anche l'idea di umanizzare il Genio della lampada. Invece, mi è piaciuta un po' meno la scelta di farlo innamorare di Dalia perché il desiderio amoroso fa passare in secondo piano quello della libertà. La libertà è comunque un tema che ci accompagna per tutto il film: Aladdin vuole essere libero dalla sua condizione sociale per poter sposare Jasmine; Jasmine vuole liberarsi da tutte le discriminazioni dovute al suo essere donna; il Genio vuole finalmente essere libero e non avere più un capo al quale obbedire. Avrei preferito, quindi, che il regista sottolineasse maggiormente la voglia di conquistare la libertà da parte del Genio.

Colei che conquista il cuore del Genio è Dalia, un personaggio del tutto nuovo, non presente nel cartone Disney. Altro non è che l'ancella di Jasmine che, se da una parte permette a quest'ultima di confidarsi con lei e dona ancora maggiore comicità alla pellicola, dall'altra fa sparire la solitudine che caratterizzava e motivava il personaggio originale di Jasmine. Un dettaglio importante da notare è il colore della sua pelle. Di solito nei film la pelle scura indicava una classe sociale inferiore, mentre chiara un ceto sociale superiore. In questo caso, la situazione è invertita: la principessa ha il colore della pelle più scuro della sua ancella.

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Molto deludente, invece, il personaggio di Jafar, interpretato da Marwan Kenzari. Nel film è molto più giovane rispettto al cartone. Il regista sceglie di renderlo un coetaneo di Aladdin probabilmente per creare un parallelismo fra i due personaggi: entrambi poveri, ma l'uno buono e l'altro malvagio hanno intrapreso strade diverse. Inoltre, non ha alcun desiderio amoroso nei confronti di Jasmine, è meno viscido e risulta per lo spettatore poco credibile. Non abbiamo mai la sensazione che la storia possa concludersi con qualcosa di diverso da un lieto fine. Anche nello scontro finale, i pericoli risultano sempre troppo controllati e durano troppo poco tempo. Tutto questo contribuisce a depotenziare anche il personaggio di Aladdin: un personaggio buono per essere esaltato deve avere contro un personaggio altrettanto potente e credibile.

Nel film sono presenti anche la scimmietta Abu, il Tappeto Magico, la tigre Raja e il pappagallo Iago.

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La colonna sonora di Alan Manken è molto fedele a quella originale, con piccolissime variazioni. La scena che mi ha colpito di più per la sua spettacolarità è sicuramente l'arrivo del principe Aladdin ad Agrabah. I costumi colorati, la musica e la coreografia studiata nei minimi dettagli tengono gli occhi dello spettatore incollati allo schermo; il ritmo della musica ti fa venire voglia di ballare.

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Avrei però gradito una maggiore cura dei costumi dei personaggi principali. Per esempio, Aladdin risulta ben troppo pulito per essere un ladruncolo che vive per strada oppure Jafar avrebbe potuto indossare un mantello che ricordasse le squame dei rettili, visto che il simbolo del suo potere è appunto un bastone a forma di serpente.

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Nonostante questi piccoli dettagli, devo dire che sono uscita dalla sala cinematografica contenta e divertita. Guy Ritchie, pur essendosi cimentato in un genere che non gli appartiene, di solito infatti realizza film d'azione, è stato molto convincente. Ha comunque inserito delle sue caratteristiche anche in Aladdin: difatti utilizza all'interno del film la tecnica del rallenty e della velocizzazione. La sua bravura viene fuori soprattutto nella scena in cui Aladdin e Jasmine fuggono fra la folla del mercato e vengono inseguiti dalle guardie.

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Film promosso!!!

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